Ogni anno la notte di sabato santo, come da tradizione ultra secolare, viene intonata nelle strade, nelle contrade, nei poderi e nelle case monteleonesi la tradizionale melodia della Pasquarella. La “Pasquarella” di Monteleone in versione dialettale, di autore ignoto, viene intonata da gruppi questuanti che suonando la fisarmonica, bussando di porta in porta, chiedendo in modo canzonatorio e ironico uova, salsiccia, soppressata, vino, dolciumi e leccornie di ogni genere, annunciano la fine della quaresima, la resurrezione e l’inizio di una nuova vita. La pasquarella di Monteleone si distingue per essere suonata e cantata nella sola notte del sabato santo. Questa tradizione è conosciuta e diffusa anche nell’Umbria, nel Lazio, a Casalvecchio di Puglia e Vico del Gargano. La pasquarella è «un canto di questua che si cantava sia a Natale che alla vigilia della Pasqua», racconta Giuseppe Donatacci, animatore di quello scrigno di tradizioni popolari che è l’università del Crocese a Foggia. «Il canto di questua – dava voce ad una esigenza di distribuire le ricchezze, presente in tutte le forme di società primitive in cui la gerarchia sociale era ben regolata ». “Cosa si chiedeva in tempi antichi, bussando di porta in porta? Naturalmente, nel periodo di Pasqua si chiedevano le uova, che sarebbero servite per preparare molti piatti tipici”.
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