Il coordinatore provinciale di Agrinsieme Foggia commenta l’ultimo rapporto Istat.
“I valori corrisposti non coprono i costi di produzione: è un corto-circuito scellerato”
FOGGIA – “Se è vero che l’agricoltura cresce, anche in Puglia, è altrettanto vero che le aziende agricole che stanno crescendo lo fatto al prezzo di un impegno lacrime e sangue a cui non corrisponde una adeguata redditività delle colture”. E’ con queste parole che Michele Ferrandino, coordinatore provinciale di Agrinsieme Foggia (il coordinamento che mette insieme CIA-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative settore agroalimentare e Copagri), commenta gli ultimi dati diffusi dall’Istat nel rapporto sull’economia agricola italiana. L’indagine, i cui risultati sono stati resi pubblici nei giorni scorsi, rileva che nel 2015 il valore aggiunto per l’agricoltura pugliese ha registrato una crescita del 13,97%. “E’ certamente un dato positivo che ci restituisce un po’ di speranza”, ha aggiunto Ferrandino. “Non dobbiamo dimenticare, però, quello che è il principale e ancora irrisolto problema dell’agricoltura, soprattutto in Puglia, vale a dire la sproporzione tra il lavoro svolto dagli agricoltori, con grandi sacrifici, e i prezzi loro riconosciuti per prodotti che hanno una qualità media elevatissima”. Un altro rapporto Istat, infatti, ha messo in evidenza come siano aumentati, su base annua, gli incassi sia nella grande distribuzione, sia nei piccoli negozi, con valori che segnano un rialzo senza precedenti negli ultimi 2 anni. “Ecco, adesso occorre trasferire questi segnali positivi nelle fasi a monte della filiera, dove gli agricoltori lottano con prezzi sui campi che sono crollati in media del 14%. Il problema è tutto lì. Dopo aver raccolto i frutti del proprio duro lavoro di un anno, gli agricoltori si ritrovano a fare i conti con valori corrisposti troppo bassi, insufficienti anche a coprire i costi di produzione. Accade per un gran numero di colture: il grano, il pomodoro, i prodotti orticoli, le olive, la frutta, con danni enormi. L’agricoltura si conferma il motore trainante di una seppur timido rilancio dell’economia italiana. Se vogliamo davvero crescere, dunque, il comparto primario deve ritrovare centralità a partire proprio dal riconoscimento di prezzi equi ed etici riconosciuti ai produttori. Stiamo combattendo da anni il caporalato, sosteniamo con forza il Protocollo d’Intesa nazionale recentemente sottoscritto, e proprio per questo abbiamo maturato una consapevolezza profonda dei fattori che, di fatto, favoriscono un corto circuito che strozza produttori e lavoratori. Le istituzioni, le organizzazioni agricole e tutti gli attori sociali ed economici del comparto agricolo lavorino insieme al fine di riequilibrare i rapporti di filiera per assicurare la giusta redditività ai produttori”, ha concluso Ferrandino.