A margine della consultazione pubblica tenutasi presso la Sala giunta comunale del Comune di Foggia il 24 marzo 2014, nell’ambito dell’attività di ricerca di idrocarburi avanzata dalla società Medoilgas Italia SpA, relativamente alla realizzazione di un pozzo denominato “Masseria Conca 1 Dir”, abbiamo intervistato il cofondatore del Movimento No Triv, il prof. Enzo Di Salvatore, che già in passato è stato al fianco dei cittadini abruzzesi, lucani, irpini e siciliani colpiti dalla petrolizzazione dei loro territori.
Professore, ci può aiutare a fare chiarezza sull’iter che ha portato all’autorizzazione alla perforazione del pozzo?
Si tratta di un pozzo che verrà realizzato nell’ambito di una concessione vigente dal 1991, denominata “Torrente Celone”, nei pressi del centro abitato di Foggia e che disterà soli 168 metri dall’abitazione civile più vicina. La richiesta è stata avanzata dalla Medoilgas Italia S.p.A. il 24 aprile 2013, mentre il 6 agosto 2013 è stata rilasciata, con prescrizioni, l’autorizzazione paesaggistica. Il 18 febbraio 2014, invece, si è tenuta la conferenza di servizi presso la Provincia di Foggia (con la partecipazione dell’ARPA Puglia, la ASL, il Comune di Foggia e la Medoilgas Italia S.p.A.).
Secondo Lei, sarebbe impattante per l’ambiente?
Innanzitutto, va detto che, nell’ambito di questa concessione, questo sarebbe il quarto pozzo – tre sono già stati perforati –. Questo quarto pozzo avrà una profondità massima di 1285 metri e sarà in funzione per quattro mesi e mezzo circa. Per l’allestimento della postazione sarà necessario acquisire un’area di 9.000 metri quadrati circa, di cui 7.000 circa per la postazione della sonda.
Cosa manca affinché possa perfezionarsi il procedimento?
Ai fini del perfezionamento del procedimento autorizzatorio occorre il parere degli Enti locali e l’intesa con la Regione. Dopodiché il Ministero dello sviluppo economico rilascerà l’autorizzazione, ma non prima di aver sottoposto il progetto a VIA (la Via è obbligatoria).
Cosa possono fare i cittadini?
Al momento, ai cittadini non resta che fare l’accesso agli atti, in quanto la documentazione è carente; in secondo luogo, chiedere alla Regione di esprimersi negativamente al momento del rilascio dell’intesa; in terzo luogo, impugnare eventualmente – se ci saranno le condizioni – l’autorizzazione.
Nel corso della riunione Lei ha parlato di un precedente abruzzese, può spiegarci?
Ho assistito i Comuni di Bellante, Mosciano e Campli, nell’ambito del permesso di ricerca di idrocarburi “Colle dei Nidi”. In quel caso, ho invitato il Tar a sollevare alla Corte Costituzionale due questioni di legittimità costituzionale, tra cui la mancata partecipazione degli Enti Locali al procedimento che, secondo la Costituzione, dovrebbe essere obbligatoria. Fino al 2009, i Comuni potevano esprimersi su tutti i procedimenti. Dopo il 2009, invece, una volta rilasciato il titolo, ai Comuni viene semplicemente inviata una comunicazione. A quel punto, i Comuni hanno due strade: partecipare alla VIA come qualunque interessato oppure esprimere un parere per l’autorizzazione al pozzo esplorativo.
Per il futuro spera che possa cambiare la normativa sugli idrocarburi?
Insieme ad altri giuristi sto lavorando alla stesura di una legge sugli idrocarburi che avrà come punto fermo il recupero del ruolo dei Comuni. Si spera che in Parlamento ci siano i numeri per approvarla. Intanto, ho deciso di candidarmi al Parlamento Europeo con l’”Altra Europa con Tsipras” perché per cambiare qualcosa non sono sufficienti i movimenti e le associazioni, in attesa che qualcuno intervenga dall’alto. Occorre sporcarsi le mani e metterci la faccia. Io ci provo.