Nella Fiera Internazionale dell’Agricoltura di Foggia focus sull’agricoltura del futuro
Ferrandino: “Non possiamo consentire che faccia la stessa fine della barbabietola”. Il Crea presenta il suo brevetto del sistema in grado di controllare le erbe infestanti
“La costituzione di un Distretto del grano potrebbe rappresentare una svolta per il settore cerealicolo e aprire una nuova era. Instaurare una collaborazione fattiva tra le associazioni di produttori, le organizzazioni agricole e la parte industriale consentirebbe di programmare mensilmente i quantitativi e stabilire un prezzo su base semestrale”. Lo ha detto il presidente CIA Foggia Michele Ferrandino in apertura dei lavori del convegno “Tradizione e innovazione per l’agricoltura del futuro: il grano duro di Puglia”, organizzato da CIA Puglia in collaborazione con il Crea, il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura, l’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Foggia e l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia, nell’ambito della 68esima Fiera Internazionale dell’Agricoltura di Foggia. “Il momento è delicato. Con questo prezzo e a queste condizioni, alla vigilia della campagna, non si garantisce reddito agli agricoltori che piombano nello sconforto – ha proseguito il presidente Ferrandino – Non vorrei che questa coltura facesse la fine della barbabietola, perché la Capitanata resta il più grande granaio d’Italia: a livello nazionale, ma soprattutto europeo, la politica ha il dovere di intervenire. Non possiamo farci la guerra tra produttori e pastai. Piuttosto, dobbiamo attivare nuove forme di collaborazione: senza aggregazione non si va da nessuna parte”.
CIA Puglia ha stretto una collaborazione con il Crea che studia soluzioni atte a migliorare la qualità dei grani. In occasione del convegno promosso da CIA Puglia, il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia e le Colture industriali ha presentato il suo brevetto di seminatrice in grado di esercitare un controllo delle erbe infestanti. Il prototipo è stato messo a punto nell’istituto di Foggia e ora c’è già una forte richiesta anche da altre regioni come le Marche e il Lazio. “Il dispositivo nasce dall’idea di rivisitare la classica tecnica colturale dei cereali, del frumento duro in particolare, e soprattutto per incontrare l’esigenza delle aziende che producono grano biologico – ha spiegato Pasquale De Vita, ricercatore CREA – In questi sistemi cerealicoli di tipo biologico, infatti, non si possono utilizzare erbicidi per il controllo delle infestanti. Con questo metodo abbiamo modificato un po’ il classico sistema di semina a righe, con file distanti mediamente 15/20 centimetri, abbiamo ridotto l’interfila fino a farla scomparire. In questo modo il frumento ha un vantaggio competitivo nei confronti delle infestanti”.
Michele Carlo Lo Storto, agronomo esperto di ricerca agro-industriale, ha relazionato sulla qualità dei grani per l’ottenimento di pasta 100% Made in Italy e sui contratti di filiera. “I contratti di filiera possono essere uno strumento di protezione del prezzo, purché vengano rivisti e adattati all’andamento climatico. Il contenuto proteico deve tenere conto dell’annata, non si può essere rigidi nel contenuto minimo proteico. Bisogna considerare, inoltre, le eventuali impennate del prezzo – ha spiegato Lo Storto – Nel caso in cui superasse la quota stabilita, occorrerebbe riconoscere una premialità a chi ha aderito ai contratti di filiera”. L’auspicata introduzione dell’obbligo dell’indicazione di origine del grano non basta, è necessario prevedere anche altri strumenti a tutela del settore e del consumatore. “Dobbiamo dotarci di un disciplinare di produzione, in modo che il frumento duro nazionale 100% italiano abbia le caratteristiche che servono all’industria molitoria. La scelta agronomica e agrotecnica è importante, così come la scelta varietale. Il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura a breve finirà di mappare il Dna dei frumenti duri, e lo studio potrebbe consentire di verificare poi se davvero all’interno della pasta viene utilizzato solo grano italiano. L’etichetta non è un punto d’arrivo, è un punto di partenza, c’è ancora molto da lavorare”.
Il fondatore di VàZapp’ Giuseppe Savino ha raccontato l’esperienza di innovazione sociale dell’hub rurale. Nella prima giornata della Fiera, il Galà dei Contadini ha messo in relazione centinaia di ospiti e operatori del mondo agricolo. “Abbiamo messo al centro le persone. Vàzapp’ non propone soluzioni ma cerca di creare contesti per farsi insieme delle domande. Una parola chiave è la disintermediazione, l’aggregazione. È un modo diverso di vedere le cose. Laddove le persone stanno insieme, ritrovano percorsi nuovi per andare avanti”.