“…finchè morte non ci separi…” promettono commossi gli sposi nel giorno del matrimonio.
Bastano, invece, pochi anni di vita insieme e quell’amore che sembrava eterno finisce davanti ad un giudice. In Italia, ogni anno si sposano circa 250.000 coppie, ma di queste, solo la metà riesce a far funzionare il matrimonio. Se solo si riuscisse a prevedere la durata di un matrimonio prima di sposarsi… sarebbe un qualcosa di molto interessante, vero?
Alcuni studi condotti dagli Psicologi su coppie di sposi novelli hanno permesso di individuare i segnali di un matrimonio che non durerà molto. Ovviamente non esiste nè una ricetta di eterna felicità, nè tantomeno la possibilità di predire con esattezza se una coppia è destinata a durare per sempre oppure a fallire, ma sicuramente prestare attenzione ai 9 punti seguenti può aiutarci a riflettere e a non commettere alcuni errori molto frequenti.
Vediamo un pò di cosa si tratta:
1) Tra i motivi della separazione, sembra che il ritmo frenetico della vita di città sia un ostacolo alla durata della coppia: nelle grandi città ci sono il 50% in più di divorzi. Secondo i ricercatori ciò dipende dallo stress e dal sovraccarico delle donne che devono conciliare vita familiare e professionale, nonchè dalla maggior facilità di fare nuovi incontri (le infedeltà femminili sono aumentate soprattutto nelle grandi città e in stretta relazione con il lavoro fuori casa).
2) In uno studio condotto su 35000 uomini, realizzato nel corso di sei anni, è emerso che gli uomini più stabili sono quelli con una forte componente di “internalità” che significa avere la tendenza a spiegare ciò che ci accade tramite fattori interni (scelte personali, gusti personali, pregi o difetti). Questi uomini sarebbero capaci di responsabilizzarsi quando si presenta un problema nella coppia, capaci di dialogo e interazione sia nella vita quotidiana che nella risoluzione dei conflitti ed anche in grado di rispondere più prontamente ai segnali di disagio della compagna. Coloro che hanno una personalità più improntata all’”esternalità” (ovvero alla tendenza ad imputare a fattori esterni ciò che ci accade, fattori come l’educazione, l’origine sociale, la cattiveria altrui o la sfortuna) dimostrano statisticamente più rischi di divorziare entro sette anni.
3) Come si comunica è molto importante e, secondo alcuni ricercatori, è possibile insegnare alle coppie a discutere in modo costruttivo. Ad esempio, il modo di esporre i problemi può fare la differenza: usare il “noi” piuttosto che il “tu” è determinate per una relazione efficace (“noi non avevamo le stesse preferenze riguardo alla scelta delle vacanze” è più efficace che dire “tu hai fatto il muso non appena ti ho parlato delle vacanze).
4) Maschi a rischio: la presenza nell’uomo di alcune caratteristiche tradizionalmente femminili sarebbe un indicatore di stabilità. In effetti le caratteristiche molto maschili come l’estroversione e l’attitudine al dominio aumenterebbero il rischio di infedeltà. Ed è proprio l’infedeltà una delle cause principali di divorzio nei primi sette anni di matrimonio.
5) Utile anche apprendere tecniche di rilassamento che, abbassando i livelli di attivazione fisiologica, porterebbero a percepire meno negativamente le risposte del partener (livelli di pressione arteriosa e del ritmo cardiaco accelerati conducono infatti a percepire più negativamente le affermazioni dell’altro di quanto non lo siano nella realtà e favorirebbero l’innescarsi di un conflitto).
6) Il rapporto tra il numero di interazioni verbali positive e negative sembra importante: i conflitti devono essere alternati da un alto numero di interazioni positive….perciò piuttosto che focalizzarsi sul cercare di evitare un conflitto è meglio impegnarsi a riequilibrare la situazione dando spazio a interazioni positive.
7) È stato visto che i rischi aumentano in concomitanza di due periodi: prima del settimo e dopo il quattordicesimo anno (la spiegazione di questo fenomeno risiederebbe nell’acquisizione di una sempre maggiore autonomia da parte dei figli, che lascia il tempo ai genitori per riflettere sul loro rapporto e fare un bilancio del matrimonio). In particolare, le coppie che litigano in modo troppo frequente sarebbero quelle che divorziano nei primi sette anni di matrimonio, mentre le coppie troppo distanti sarebbero più vulnerabili dopo aver raggiunto i 14 anni di convivenza.
8) Chi si somiglia si piglia: la scienza conferma ciò che la saggezza popolare dice da sempre e cioè che un buon equilibrio nell’aspetto fisico dei partener sarebbe una condizione necessaria per la riuscita del matrimonio. La somiglianza però non è un obbligo e la soddisfazione della coppia può essere notevole se un uomo poco attraente è socialmente dominante (riuscita professionale, soldi, notorietà) e la compagna è molto attraente ma non ha dominanza sociale.
9) Dulcis in fundo…un fattore, molto spesso, causa di separazioni si chiama: SUOCERA. Una buona parte di chi si sposa continua a ritenere equivalente (o addirittura inferiore) il partner ai genitori, cioè non si è ancora distaccato dalle figure genitoriali, è dipendente da loro da tutti i punti di vista. In questi casi è consigliabile “non andare a vivere vicino ai genitori e ai suoceri”: quando ci si sposa non si sposano i genitori del partner né il partner deve sposare i nostri. Se è già difficile andare d’accordo in due, andare d’accordo in sei è praticamente impossibile!!
Per concludere, vi invito a rispondere a sette domande che, secondo John Gottman ( Prof. di Psicologia – Washington e fondatore del Love Lab, centro sperimentale di ricerca sulla coppia), riassumerebbero i giusti presupposti per la riuscita di una relazione. Se tu e il tuo partner risponderete affermativamente a tutte e sette…la vostra coppia è davvero solida. In caso contrario…è il caso di lavorare per consolidare la relazione!!!
LE SETTE DOMANDE:
1 Ci interessiamo alla vita dell’altro?
2 Portiamo rispetto e proviamo ammirazione l’uno per l’altro?
3 Siamo disposti a farci influenzare l’uno dall’altro, accettando di “perdere terreno” in certi ambiti per guadagnarlo in altri?
4 Abbiamo voglia di condividere tutte le rispettive emozioni?
5 Siamo capaci di risolvere i conflitti di minore importanza?
6 Siamo disposti a rivedere il nostro punto di vista, per superare una disputa?