Il lampascione è molto diffuso nelle regioni mediterranee e sono riconosciuti come prodotto agroalimentare tradizionale Pugliese, come sappiamo il Gargano ne è ricco.
Appartiene alla famiglia delle Liliaceae, i fiori sbocciano in primavera. Il bulbo, la parte commestibile, cresce a circa 15 cm sotto la superficie, simile ad una piccola cipolla se non per il suo sapore amarognolo e per le sue proprietà. Il lampascione infatti è ricco di sali minerali.
Il lampascione non ha una grossa “notorietà” al di fuori della Basilicata e della Puglia, proprio per questo il suo nome è da definirsci prettamente “pugliese”.
Questo il fiore del lampascione
Non tutti sanno che esistono oltre 50 specie di lampascione anche se solo sette sono le varietà conosciute nella nostra penisola.
I “ricercatori” di questo bulbo sono bene attenti nella sua raccolta cercando di non danneggiare nell’estrazione e molte volte faticando per la raccolta di un solo bulbo, spesso presente in mezzo a sassi per poi continuare la “caccia” di altre piante. La raccolta del lampascione è molto dura, questo giustifica anche il suo costo mediamente elevato nei vari mercati.
Prima di passare alla “trasformazione” del lampascione i passaggi da fare sono diversi, infatti vengono prima pelati per poi esser lavati più volte fino ad eliminare la patina di terra che li avvolge ed infine immersi in acqua. L’ultima operazione è importante per eliminare la “colla”. La colla non sarebbe altro che l’ amaro che contraddistingue questo bulbo.
Le preparazioni sono infinite, vanno dall’essere lessi e serviti con olio e pepe, cotti sotto la cenere all’essere fritti soli o con uova e pancetta.
Ma oltre ad essere cucinati e mangiati sul momento è di grande uso quello di conservarli e mangiarli durante tutto l’anno. Infatti i lampascioni possono essere anche trasformati in sottolio per essere consumati come aperitivo e/o contorni.
Dopo questa breve ma concisa spiegazione non vi resta che trovarli, raccoglierli, pulirli e mangiarli!