Anche nel 2016 successo riproduttivo per i “falchi del grano”, le Albanelle protette in Puglia dalla LIPU.
Mentre i rapaci sono migrati in Africa, rese note le attività di tutela dei nidi.
I campi cerealicoli hanno cambiato volto e i “falchi del grano”, le Albanelle minori (Circus pygargus), sono tornati in Africa per trascorrere l’inverno in attesa di tornare nei luoghi natii.
Tra le aree di nidificazione spicca da qualche tempo anche quella in Capitanata, individuata e tutelata dalla LIPU nel 2015 dopo anni di monitoraggio, unica di tutta l’Italia meridionale e per questo di grande importanza.
Nella speranza di consolidare un nucleo di Albanelle anche in Puglia, volontari esperti della LIPU hanno dedicato particolare impegno a questo splendido rapace anche per la stagione riproduttiva 2016.
“Quasi 300 ore di volontariato – spiega Enzo Cripezzi della LIPU -: prima per individuare le coppie e quindi i nidi al suolo, in genere nei seminativi, in una corsa contro il tempo prima della mietitura; poi per coinvolgere gli agricoltori al fine di evitare la mietitura del nido e posizionare una rete di protezione intorno allo stesso. Infine per manutenzionare le reti e seguire la crescita dei giovani fino all’involo, con un occhio attento agli incendi delle stoppie che, anche indirettamente, potrebbero colpire i giovani prima che siano abili al volo. Tutte criticità che vanno a sommarsi ai fattori naturali come quelli meteo”.
Quest’anno la LIPU ha individuato 5 coppie di Albanella minore e dai nidi protetti si sono involati 3 preziosi giovani esemplari che dopo alcune settimane hanno seguito gli adulti nel loro primo, più pericoloso viaggio migratorio.
Un risultato importantissimo per la biodiversità che lascia sperare per il futuro. Un breve video, visibile su canale youtube delle LIPU di Capitanata , ne tratteggia i momenti salienti (https://www.youtube.com/watch?v=0MQj-MrLnWY).
Questi rapaci nidificherebbero in incolti e steppe che tuttavia sono sempre più rarefatti. Hanno quindi sviluppato un adattamento a nidificare soprattutto nei campi cerealicoli ma con l’elevato rischio di fallimento della nidificazione a causa delle moderne pratiche agricole.
Questo rappresenta la minaccia più concreta alla sopravvivenza di questa rara specie. Tuttavia l’uomo può diventare amico dell’Albanella minore che, per altro, si rivela anche un alleato degli agricoltori poiché si nutre principalmente di roditori.
L’esperienza maturata in altri contesti, e dallo scorso anno in Capitanata, ha dimostrato la sensibilità delle imprese agricole, malgrado le note difficoltà per il comparto, a collaborare per salvare i “falchi del grano” per altro senza che questo comporti perdita di reddito.
Ad oggi la tecnica di intervento più efficace si è dimostrata quella di individuare per tempo i nidi e di evitare la mietitura solo per qualche metro intorno allo stesso. Poi è necessario recintarlo con una rete elettrificata cosi da impedirne l’accesso di predatori terrestri. Infatti il nido, benché salvato dalla trebbiatrice, non è più mimetizzato e rimane allo scoperto nelle stoppie, inevitabilmente condannato alla predazione di volpi, cani randagi o altri predatori terrestri.
Una operazione delicata ma se attuata con attenzione permette alle Albanelle di continuare la nidificazione fino all’involo dei giovani.
“I volontari della LIPU – aggiunge Cripezzi – si sono prodigati con notevoli sforzi in termini di tempo ed energie, ma anche con entusiasmo e con il supporto di soci e simpatizzanti grazie ai quali è stato possibile acquistare le indispensabili attrezzature”.
Di ausilio a questo lavoro sono stati anche il poster “salviamo l’Albanella” (prodotto dalla LIPU, grazie al Centro Servizi Volontariato di Foggia) e specifici pieghevoli per comunicare queste azioni nei contesti specifici (Uffici agricoli, Corpo Forestale, Istituti agrari, ecc).
L’appuntamento è ora per la prossima primavera aspettando che questi migratori mantengano la promessa di tornare e nidificare, anche con l’aiuto dell’uomo.
SCHEDA ALBANELLA MINORE
Ordine: Falconiformes Famiglia: Accipitridae
Rapace diurno, non più grande, in media, di una quarantina di centimetri, presenta una forma snella e slanciata, con coda sporgente e ali lunghe e strette (con ben visibili le quattro dita delle penne primarie). Il piumaggio della femmina è di colore bruno con una evidente macchia bianca al di sopra della coda mentre il maschio è di color grigio cenere con la punta delle ali nere.
Vastissimo l’areale di nidificazione dell’Albanella minore, diffusa dall’Europa occidentale a buona parte dell’Asia. Non altrettanto omogenea la distribuzione, con la specie diffusa prevalentemente nella parte centrale e peninsulare del continente europeo.
In Italia, l’Albanella minore è presente lungo l’intero corso del Po, con importanti ramificazioni sull’intera area litoranea nord-adriatica. Un fatto che è da attribuirsi alle abitudini di questo uccello, che non ama nidificare a quote elevate, preferendo invece aree pianeggianti o comunque comprese entro i 500 metri di altitudine. Tra le principali aree di presenza della specie, va ricordata anche la Toscana e – in aree estremamente circoscritte – la Sardegna e il viterbese, a sud del quale, appunto, solo le colline foggiane della Capitanata.
Non strettamente dipendente dalle zone umide in periodo riproduttivo, l’Albanella minore vive in simbiosi con tutta una serie di ambienti aperti quali steppe, brughiere, aree coltivate. In Itala l’Albanella minore è presente come nidificante in estate, mentre in autunno la specie migra verso i siti di svernamento posti nell’africa subsahariana.