La triste tematica dell’abuso sessuale sui minori, purtroppo, ancora oggi è uno dei più grossi tabù esistenti della nostra società. I bambini abusati sessualmente sono, nel nostro paese, molti di più di quelli segnalati dalle statistiche giudiziarie.
La pedofilia è un disturbo psichiatrico (incluso nella categoria dei disturbi sessuali chiamati “Parafilie”) che si presenta nell’adulto o nel giovane adolescente ed è caratterizzato da fantasie, impulsi sessuali e comportamenti ricorrenti che hanno come oggetto bambini prepuberi (sotto i 13 anni). Questi impulsi perdurano per un periodo di almeno sei mesi e provocano eccitazione e soddisfazione sessuale.
Sottolineo subito che il comportamento del pedofilo incide gravemente sulla salute psicologica del bambino vittima, compromettendone i normali processi di sviluppo della personalità, della serena maturazione della sessualità e sconvolgendo certezze e valori.
La storia del pedofilo non è mai facile, sovente è segnata da sofferenze, rimosse e negate, derivanti da violenze sessuali e maltrattamenti subiti durante l’infanzia, e in ogni caso, da circostanze traumatiche di umiliazione, avvertite con profondi sentimenti di odio. Il desiderio di vendetta trasforma la perversione in una condotta che permette al pedofilo di rinnovare l’antico trauma infantile, assumendo però questa volta il ruolo del “persecutore”. Nell’incapacità di sostenere un rapporto amoroso adulto, i comportamenti pedofili si trasferiscono in diverse attività con i bambini indifesi, quali: spogliarli, guardarli, mostrarsi, accarezzarli e guidarli all’attività sessuale completa, imposta a volte anche con minacce e gravi forme di costrizione e violenza.
Gli aspetti principali della personalità del pedofilo sono:
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immaturità affettiva, contraddistinta da impulsi sessuali definiti dall’urgenza e da un tipo di affettività egocentrica e non adattiva;
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mancanza di empatia nei confronti della vittima (simile al disturbo antisociale di personalità);
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relazioni interpersonali instabili e inadeguate;
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sdoppiamento della personalità (ad es.: allenatore insospettabile di giorno e mostro la sera).
Nei bambini abusati sessualmente, i disturbi sono reattivi e aspecifici e possono riguardare vaste aree della personalità essendo l’abuso un evento fortemente traumatico e stressante che sovente provoca una condizione di crisi. In tali soggetti sono frequenti sintomi post-traumatici da stress, seppure la risposta allo stress è estremamente variabile da soggetto a soggetto ed è in funzione delle specifiche risorse personali possedute.
A mio modo di vedere la prevenzione primaria rappresenta la chiave decisiva per ridurre socialmente il numero di abusi sessuali perpetrati ai danni dei minori. In particolare, può fare la differenza l’educazione: i genitori dovrebbero insegnare al bambino a prestare attenzione alle innumerevoli e spesso subdole strategie con cui un pedofilo ricerca le sue “prede” (soprattutto sul web: ad es. facebook). Inoltre, il genitore dovrà porre particolare attenzione alla comparsa di atteggiamenti non usuali per un bambino, come ad esempio i comportamenti spiccatamente sessualizzati, che in alcuni casi possono manifestarsi attraverso il gioco e il disegno. In queste circostanze sarà opportuno rivolgersi a specialisti, il cui compito sarà l’accertamento dell’eventuale abuso subito dal bambino.
Per quanto riguarda invece il pedofilo, l’obiettivo primario dell’intervento realizzabile è la prevenzione delle ricadute e delle recidive. Il trattamento può variare da quello medico-farmacologico a quello finalizzato alla modificazione del comportamento disfunzionale attraverso la Psicoterapia cognitivo-comportamentale.
“Picchiare un bambino, umiliarlo o farlo oggetto di abusi sessuali è un delitto, perché danneggia un individuo per tutta la sua esistenza” (Alice Miller).