Come affrontare un colloquio di selezione?
Sapete affrontare un colloquio di lavoro? Quali sono le domande che vengono poste più di frequente ad un colloquio di selezione? Nonostante ogni colloquio sia diverso dall’altro, ci sono delle domande fondamentali ricorrenti a cui dovete prepararvi prima di affrontare questa prova. Spesso le domande più semplici sono quelle che nascondono le maggiori insidie: fate attenzione quindi e leggete i miei consigli per non farvi cogliere impreparati.
Ecco la lista delle domande più frequentemente formulate dai selezionatori con relativi suggerimenti per formulare la propria risposta nel migliore dei modi:
· “Mi parli di lei…”: bisogna rispondere brevemente, distinguendo la vita familiare, la formazione, le precedenti esperienze lavorative e tutto ciò che si è fatto negli ultimi anni. Evitare tutto ciò che non riguarda il caso personale. Non divagare.
·“Come mai ci ha mandato il Curriculum Vitae? Cosa la spinta a rispondere al nostro annuncio?”: vi rivelo la frase che tutti i selezionatori vorrebbero sentirsi dire: ho mandato il cv perchè io voglio questo lavoro…è ciò che ho sempre cercato e voluto…. e non ho nessuna intenzione di farmi sfuggire questa opportunità!
· “Perché vuole lavorare con noi?”: presentare le proprie motivazioni in rapporto al contenuto professionale del posto di lavoro. Poi bisogna manifestare la propria stima nei confronti dell’azienda, dei suoi obiettivi e dei suoi metodi di lavoro. Non adulare esageratamente!
· “Quali sono i suoi punti di forza?”: darne due o tre (tratti che piacciono in generale: intelligenza, flessibilità, onestà, simpatia/empatia, l’essere allineato con la cultura aziendale, team player, piacevole, leader, motivazione, ecc.), quelli che sono più utili alla funzione che è stata proposta. Per essere credibili, bisogna però provare quello che si afferma.
· “Quali sono i suoi punti di debolezza/di miglioramento?”: trasformare un punto di forza in una debolezza, tipo”A volte pretendo troppo dalla gente, sono abituato a lavorare a certi standard e non tutti sono allo stesso mio livello” ..
· “Quali hobby pratica?”: citare quelli che denotano dinamismo. Evitare di enumerarne troppi perché altrimenti l’interlocutore potrebbe pensare che per il candidato lo svago conti molto più del lavoro.
· “Che cosa legge?”: a meno di non leggere nulla, indicare alcuni periodici e riviste vicini al settore economico dell’azienda. Dare poi una lista di libri di generi differenti.
· “Mi parli delle sue capacità di lavorare sotto pressione”: Puoi riferire che dai il meglio di te quando sei sottoposto ad alcuni tipi di pressione. Fornisci un esempio che sia collegato alla posizione per la quale vieni intervistato. Sii positivo. Puoi lavorare bene sotto pressione, puoi eccellere sotto pressione e puoi anche preferire di lavorare sotto pressione.
· “Per quale tipo di lavoro si sente pronto?”: bisogna rispondere in funzione del posto per cui si è in corsa, rimanendo se stessi e non indossando i panni di una persona estranea, adattandosi invece alle aspettative dell’interlocutore.
· “Dove si vede tra 3 – 5 – 10 anni?”: Assicurate l’intervistatore che volete prendere un impegno di lungo periodo, che la posizione è quello che cercate ed è quello che sapete fare bene.
· “Quale sarà la sua strategia per sviluppare il suo ruolo nell’azienda?”: e’ opportuno mostrare un atteggiamento a metà strada tra l’ambizioso e il paziente. Il messaggio di fondo è: il mio primo obiettivo è quello di riuscire nella missione che mi viene affidata, contribuendo allo sviluppo dell’azienda e al raggiungimento di un’efficienza sempre maggiore.
· “Perché in questa occasione e’ stato licenziato?” (o: “Perché ci ha messo così tanto per laurearsi?”): il selezionatore non fa passare inosservati i buchi nel curriculum. Occorre spiegarne le circostanze con calma e serenità, pronti ad assumersi le proprie responsabilità senza ricorrere alle circostanze e alla fortuna.
· “Perché ha scelto di seguire questo corso di studi?”: L’obiettivo di questa domanda è valutare se il percorso di studi è stato motivato da una scelta ben precisa, da un’ambizione (risposta positiva) oppure no (non ha scelto, è stato costretto dai genitori, ecc… ovviamente risposta sbagliata!).
· “Perché si sente la persona giusta per questa posizione?”: indicare tutte le caratteristiche personali in qualche modo collegate (o collegabili) a questo ruolo. Per esempio, se l’incarico riguarda l’ufficio commerciale, è il caso di sottolineare l’esperienza nel settore e la facilità nell’intrattenere relazioni con gli altri.
· “Quali sono le sue aspettative economiche?”: è necessario dimostrarsi rispettosi dello standard retributivo vigente in azienda e, di conseguenza, si preferisce ottenere più informazioni su questo aspetto prima di fare una proposta. Avanzare, in ogni caso, con prudenza.
· “Quali sono le sue motivazioni al cambiamento?”: l’ideale è rispondere che si cercano maggiori responsabilità ed autonomia, oltre ad obiettivi meglio definiti da raggiungere. Piuttosto che parlare male della società per la quale si ha lavorato o si lavora, affermare invece che si cerca di più. Che è la voglia di crescere professionalmente la principale spinta al cambiamento.
· “Si considera una persona di successo?”: La risposta è “Si”. Illustra brevemente il perché. Una valida spiegazione è che ti sei posto degli obiettivi, alcuni dei quali sono stati raggiunti e ora ti stai impegnando per realizzare anche gli altri. Il tuo capo ti ha espressamente riconosciuto di aver raggiunto degli importanti traguardi.
· “Ha contattato altre aziende?”: il tuo obiettivo è svincolare la risposta. La risposta ideale e’: “Ci sono sicuramente altre strade interessanti da percorrere, ma in questo momento quello che mi interessa di più è il ruolo di cui stiamo parlando in questo momento”.
· “Che cosa pensa della sua ultima posizione?”: può essere un tranello. Anche se ci si è lasciati male con l’ex capo, non è il caso di fare pettegolezzi o esprimere rabbia e risentimento. Si deve cercare di fare un bilancio il più positivo possibile dell’esperienza passata, sia professionalmente che umanamente.
· “Qual è stato il suo apporto professionale nell’ambito della sua ultima posizione ricoperta?”: con questa domanda si vuole entrare nel merito. Nella risposta è utile usare un linguaggio tecnico, illustrando il contenuto della propria mansione e il contributo offerto. Bisogna fornire delle cifre, dei resoconti chiari di tutti i risultati positivi raggiunti.
· “Sarebbe in grado di dirigere un’équipe?”: potrebbe essere una domanda trabocchetto. L’ideale è citare le esperienze di lavoro in team che si sono rivelate positive e la propria attitudine a lavorare con gli altri.
· “Se dovesse reclutare dei collaboratori, quali criteri userebbe?”: si può rispondere che, dopo aver verificato le loro competenze tecniche, si selezionerebbero le persone attive, adattabili e con capacità di iniziativa, senso di responsabilità e spirito di squadra.
· “Qual è la sua società dei sogni?”: un pizzico di ipocrisia non guasta. Affermare, mostrando convinzione, che la società che offre il posto per cui si è in lista, ha dei notevoli punti di forza. Si possono citare, ad esempio, la validità dei prodotti, la qualità dei servizi offerti, le scelte strategiche, le politiche gestionali, bla bla bla.
· “Lei continuerà a formarsi professionalmente?”: certo che si’, chi non segue dei corsi specifici può sempre tenersi informato, leggendo la stampa del settore e tenendosi sempre pronto a partecipare a dei seminari o agli incontri di aggiornamento.
· “Quali sono state le sue esperienze negative?”: inutile negare il fatto che ci siano state delle esperienze negative. Meglio invece raccontarli con distacco, dimostrando di averli superati e di averne tratto un utile insegnamento. Fa una buona impressione chi dimostra di essere ripartito con il piede giusto.
· “Che interesse avrebbe la nostra azienda ad assumerla?”: far corrispondere le proprie competenze alla figura professionale che si dovrebbe ricoprire in azienda.
· “E’ pronto al trasferimento?”: e’ una domanda che serve spesso al selezionatore per comprendere il grado di motivazione. Si può rispondere che la motivazione c’è, compatibilmente con l’interesse della posizione offerta.
· “Non pensa di avere troppo poca esperienza?”: non negare l’evidenza, se si è giovani o al primo impiego. Sottolineare, invece, come il proprio entusiasmo e la propria voglia di fare possano compensare la scarsa esperienza. Dichiararsi disponibili ad imparare anche dai propri colleghi: imparare da tutto ciò che può renderci operativi nel più breve tempo possibile.
· “Preferisce lavorare da solo o in gruppo?”: rispondere che l’isolamento serve per riflettere, risolvere un problema, fare certe scelte; ma che lavorare in gruppo è necessario per analizzare i risultati, valutare i progetti e ottenere dei miglioramenti.
· “Vuole aggiungere qualcosa?”: evitare di dire di no, ma aggiungere delle informazioni circa il proprio profilo professionale, le aspettative e le esperienze, oltre che per chiedere altre notizie sul nuovo posto di lavoro e sul settore di cui si occupa. Solo così si chiude in bellezza.
· Ed infine “Attenti alle prove di gruppo”: mostratevi intraprendenti, leader, solutori di problemi, prendete spesso la parola, siate positivi, concetrati sull’obiettivo e non perdere tempo, cercate di farvi seguire dagli altri piuttosto che il contrario. Al selezionatore non interessa tanto la soluzione giusta del problema piuttosto le dinamiche relazionali di gruppo. Se l’azienda, ad esempio, sta cercano un leader, una persona che dovrà assumersi delle responsabilità importanti, che dovrà guidare altre persone, il selezionatore cercherà, al di là della preparazione tecnica (indispensabile), la persona che possiede le caratteristiche caratteriali adeguate a quel ruolo.
Credo di avervi svelato informazioni importanti ed utili. Non mi resta altro che augurarvi “Buona fortuna!”.
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