Nel mio lavoro mi capita frequentemente di occuparmi dei problemi relazionali, di coppia, delle difficoltà nel trovare un partner o meglio “IL” partner, la cosiddetta “persona giusta”. Spesso arrivano da me giovani coppie che mi chiedono “è l’uomo/la donna che fa per me?”.
Ma quali caratteristiche ha la “persona giusta”? Come ci si accorge che è l’uomo giusto / la donna giusta? Innamorarsi di qualcuno è un evento puramente casuale oppure no? C’è qualcosa di predeterminato in questo evento? Che cosa esattamente ci guida in questa scelta?
Iniziamo a rispondere a queste domande con un celebre proverbio: “Dio li fa e poi li accoppia“.
È proprio così, la scelta del partner non è assolutamente casuale ma segue delle regole biologiche e psicologiche ben precise che giocano un ruolo determinante nel far sì che ci orientiamo su di una persona piuttosto che su di un’altra.
Su un piano biologico, secondo le più accreditate teorie evoluzionistiche, l’Uomo sceglie da sempre partner che gli diano maggiori probabilità di garantire la sopravvivenza della sua prole. Se con un po’ di immaginazione proviamo a proiettarci nella savana dove vivevano i nostri progenitori, possiamo capire che a quell’epoca per i nostri antenati il problema della sopravvivenza era una cosa veramente seria. Questa esigenza della specie si è tradotta nell’uomo e nella donna in meccanismi e strategie differenti di selezione dei propri partner.
Nell’uomo la strategia migliore per assicurarsi una buona discendenza è stata quella di massimizzare il numero di rapporti sessuali con partner diversi e quella di preferire, in maniera del tutto inconsapevole, quelle caratteristiche femminili di per sé indicative di salute, giovinezza e fertilità (la pelle liscia, un corpo e un viso ben proporzionati, ecc). In altre parole, per i nostri progenitori, una donna “sana” era più in grado di garantire la sopravvivenza della prole e dunque veniva preferita. Scendendo nei particolari fisionomici, le ricerche oggi ci dicono che un viso femminile è più attraente se rispecchia un mix fra tratti infantili (occhi grandi, viso rotondo, ecc.) e caratteristiche facciali che segnalano la maturità sessuale. Il trucco femminile potenzia i segnali infantili, pur mantenendo i tratti adulti come le guance più scavate e gli zigomi alti e pronunciati. Inoltre, le sopracciglia alte e il sorriso comunicano emozioni positive come calore, sensibilità, capacità di accudimento.
Le femmine, invece, hanno da sempre preferito e scelto uomini con caratteristiche di maggiore disponibilità a proteggere e accudire la famiglia. Con la precisa finalità di massimizzare le probabilità di sopravvivenza della propria prole, le femmine hanno scelto nel corso dei millenni maschi che fossero più “affidabili”. Le ricerche dimostrano che le donne gradiscono molto gli uomini che interagiscono in modo affettuoso con i bambini, trovando l’atteggiamento protettivo ed accudente estremamente attraente. Dal punto di vista estetico, gli studi evidenziano che le donne non ricercano affatto partner con caratteristiche altamente aggressive e iper-mascoline. Viceversa, quegli uomini che raggiungono la maturità sessuale conservando alcune caratteristiche fisionomiche infantili vengono percepiti come più attraenti.
Su di un piano più propriamente psicologico, invece, ciò che ci guida nella scelta del nostro partner è, in linea generale, il principio della somiglianza. Quindi, continuando con i proverbi, dobbiamo sfatarne immediatamente uno che recita così: “I poli opposti si attraggono”. Gli studi confermano, infatti, esattamente il contrario: le coppie durature sono caratterizzate da un’alta somiglianza fra i partner rispetto a intelligenza, valori, caratteristiche di personalità ed interessi.
Un ultimo aspetto, ma che forse è il più importante ed il più inconsapevole, che ci guida nella scelta del nostro partner ha radici più profonde. Nella relazione con il partner ognuno di noi porta una propria precisa modalità, uno “Schema”, un modello di come quella relazione sarà e di cosa ci aspettiamo da essa. Questo “schema” lo abbiamo imparato nel corso della nostra storia personale e lo riproponiamo in maniera abbastanza sistematica nelle nostre relazioni intime. E’ uno “schema” che ricalca, in linea generale, quello che abbiamo sperimentato nel corso delle nostre primissime relazioni significative, ovvero quelle con i nostri genitori. E’ l’esperienza del nostro primo amore, quello con nostra madre (per i maschietti) o con nostro padre (per le femminucce), che ci imprime nella mente un’idea di cosa ci dovremo aspettarci dalle relazioni importanti. Con quell’idea in testa noi ci muoveremo nel mondo e cerchiamo storie e relazioni che possano consentirci di ritrovare quel modello.
E’ evidente, dunque, che oltre alla somiglianza “sociologica”, un criterio che ci guida nella scelta del nostro compagno o della nostra compagna di vita è l’aderenza del partner al nostro “schema” di relazione e la possibilità che quel partner ci da di replicare quello schema. Se però lo schema di partner che avete in mente e che vi è stato “gentilmente” offerto non vi sta più bene (ad es.: se subite continuamente violenze dal vostro partner perchè probabilmente lo avete imparato dai vostri genitori, ecc… ecc…) potete chiedere aiuto ad un Terapeuta che vi sgancerà definitivamente da quel modello sbagliato di relazione di coppia che avete appreso nella vostra infanzia e vi permetterà di trovare un partner che vada bene a voi e che non necessariamente rispecchi lo schema disfunzionale del rapporto coniugale che avevano i vostri genitori.
P.S.: Se avete dei quesiti da porre a Salvatore Panza, scrivete nell’area commenti o, se preferite una comunicazione privata, inoltrateli direttamente alla casella di posta del Dottore: salvatore_panza@virgilio.it. Per altre informazioni visitate il sito: www.salvatorepanza.it oppure telefonate al: 340.2351130.